La Bellasi
Racconto di Guglielmo Bellasi, Aldo Pessina e Beat Schenker.
Fine 1969 - Guglielmo Bellasi.
Ricevo una telefonata da Lugano: «Guglielmo, vieni che parliamo della tua possibilità di costruire una Formula 1 per Silvio». Mi precipito a Lugano e in un paio d’ore Silvio ed io decidemmo che l’avremmo costruita. A questo scopo si sarebbero trasferiti a Novara i suoi due meccanici-tecnici, Beat Schenker e Renzo Giorla.
Guglielmo Bellasi tra i molti telai della Formula Ford..
1969 un giorno di dicembre - Aldo Pessina.
Abito in via della Posta a Lugano, nella galleria disegnata negli anni trenta dall’architetto Guidini ove ha trovato posto il mitico ristorante Galleria di Tommy Spychiger. Uscendo da casa, in via Canova, incontro non per caso due sciagurati che mi avrebbero di molto complicato la vita. Guglielmo Bellasi e Silvio Moser: «Venivamo a cercarti per dirti che abbiamo deciso di costruire una Formula 1 ed abbiamo già iniziato». E, con una gran faccia tosta, proseguono: «Non te l’avevamo detto prima perché, conoscendoti, avresti fatto di tutto per dissuaderci ma ora abbiamo bisogno del tuo aiuto per gestire l’operazione». Infatti, per un pilota svizzero senza soldi la ricerca di sponsor e di pubblicità in patria è impresa senza speranza, all’estero ancor peggio perché le leggi del mercato favoriscono i corridori nazionali che hanno maggior impatto sui consumatori di un quasi sconosciuto straniero pur bravo possa essere.
La vecchia Brabham BT24 con la quale Silvio ha gareggiato lo scorso anno, cogliendo risultati incredibili per un privato, non potrà essere adeguata ai nuovi regolamenti che impongono serbatoi di sicurezza con una capienza di almeno 200 litri e, se già prima era troppo inferiore alla concorrenza, quest’anno non permetterà sperare di qualificarsi. Quindi, o abbandonare la Formula uno e ripiegare su formule meno costose, oppure tentare la carta disperata divenendo addirittura costruttori. Avrebbero riciclato il vecchio motore della Brabham, le sospensioni, il cambio e quant’altro poteva servire, procurando altri indispensabili pezzi in Gran Bretagna che, immancabilmente, sarebbero passati dal Garage di Aldo Sonvico. Dedo Tanzi, che lavorava a Varallo Pombia nei pressi di Novara, ogni lunedì avrebbe funto da corriere. Invero Guglielmo è un geniaccio e corre già con un’ottima F3 di sua costruzione ed è abbastanza matto da imbarcarsi in un’avventura del genere. Ed io pure abbastanza matto o troppo amico per defilarmi… Guglielmo ha progettato un inedito telaio scatolato e Beat si trasferirà nell’officina di Novara per contribuire in modo importante alla modifica del progetto, alla costruzione del telaio ed al montaggio della meccanica.
Sorpresa di gennaio - Beat Schenker.
Alla fine dell’anno si pone ancora il problema di come andare avanti. I nuovi regolamenti della F1 richiedono l’utilizzo di sacchi di gomma quali serbatoi per la benzina. Per le corse più lunghe devono avere una capienza di 200-220 litri: impossibile applicarli sul telaio tubolare della Brabham BT24.
In questo momento entra in scena Guglielmo Bellasi che aveva iniziato una piccola produzione di Formula Ford e F3 a Novara. Guglielmo, d’origine luganese, fa parte del gruppo di piloti svizzeri cresciuto attorno a Tommy Spychiger, viene regolarmente a visitare i suoi parenti a Lugano e partecipa agli eventi del racing club locale. In questa fine 1969 Silvio e Guglielmo discutono anche del problema di come trovare una vettura per il 1970 e nei due sorge la folle idea di produrla in proprio. Il progetto è di usare parti della Brabham. Silvio porterà il motore, cambio, freni, ruote ecc. mentre Bellasi realizzerà la scocca e le sospensioni. Io, che trascorro di solito le feste natalizie e di capodanno in visita dai miei a Zurigo, ne vengo a conoscenza in gennaio al mio ritorno, a decisione già presa.
Il rientro della nostra Brabham dal Messico, che avviene via mare, subisce qualche ritardo e, per di più, la dogana italiana esige che sia portata da Genova fino in Svizzera, ove io sono scortato da un suo funzionario fino a Ponte Chiasso.
Finalmente a fine febbraio, inizio marzo, giungo a Novara con la Brabham.
Novara, la costruzione del telaio è a buon punto.
Il motore Ford Cosworth 3000 V8 era stato progettato per essere fissato alla paratia posteriore della scocca più o meno sulla verticale del roll-bar con soli 4 bulloni da 3/8, circa D=9 mm, seguivano naturalmente la campana racchiudente volano e frizione e quindi il cambio dotato di attacchi per i bracci delle sospensioni-ammortizzatori-anti rollio. Scrivo questi particolari semplici per qualsiasi appassionato perché a quei tempi per me era una tecnica geniale. Fino ad allora avevo progettato e costruito scocche soprattutto di Formula 3 con lamiere scatolate in acciaio saldate a punti o in lega di alluminio rivettate. Evidentemente nel progetto del motore Cosworth era stata considerata la resistenza alla torsione del gruppo motore-cambio, quindi la nostra scocca sarebbe terminata all’altezza del roll-bar. In un primo tempo avevo deciso per una monoscocca larga al limite del regolamento per poterla abbassare al massimo (c’era da tenere conto degli oltre 200 litri di benzina), questo un po’ per abbassare il baricentro e, non lo nascondo, per diversificarci dalla maggioranza delle vetture; fatti i (pochi) disegni, vado a piegare le lamiere. Qualche giorno dopo Silvio è a Novara ma quella soluzione non gli piace, quindi rifacciamo i lamierati con misure più tradizionali.
Il progetto e la costruzione della parte telaistica procedono abbastanza rapidamente; poi, però, i lavori si rivelano più lunghi del previsto anche perché mi sono preso troppi impegni con la costruzione di una decina di Formula Ford aiutato dal giovane Ferdinando Ravarotto.Tra moltissime difficoltà dovute anche a mancanza di sponsor, i lavori procedono e, uno degli ultimi, è la carenatura. Tutta una notte a sagomare il poliuretano con Silvio che suggerisce la forma. Il giorno dopo portiamo il modello da un artigiano che ne avrebbe stampati due esemplari in vetroresina. Assidua è la frequentazione dei lavori da parte dell’appassionato e vulcanico amico Dedo Tanzi che ci porta molti incoraggiamenti e aiuti (morali).
A Novara, la gioia di Silvio per la prima volta nella sua F1.
Novara, e anche la pedaliera è fatta.
Dobbiamo darci da fare nel reperire finanziamenti per quest’impresa che, pur nell’economia più stretta, rimane al di fuori dei nostri scarsi mezzi. Lo scorso anno avevo conosciuto sulle piste della formula uno, il pilota italo-americano Mario Andretti che procura a Delfino Colmegna ed a me, la rappresentanza per la Svizzera del celebre additivo per olio e benzina americano STP. Con questa, ci permettiamo di sponsorizzare parzialmente la Bellasi. Sono agente generale della CAP, una compagnia di protezione giuridica e, con Franco Mosconi, responsabile della scuderia Jolly Club Svizzero: sono due altri tasselli per comporre il puzzle che completiamo grazie alla sportiva generosità di Giorgio Veladini, patron della Davos Jakobshorn, e dell’amico Antonio Cavalleri che gestisce la sua piccola Banca Urania.
Un sostegno sostanzioso e discreto è poi quello di Aldo Sonvico perché dal suo garage transitano tutti i pezzi ordinati in Inghilterra per completare la macchina e, fatture da pagare, non ne abbiamo mai viste!
Novara, allora quando la finiamo questa macchina?
Il «postino» Dedo con la Bellasi F1 quasi terminata.
È urgente partire per Zandvoort, al Gran Premio d’Olanda, dove abbiamo iscritto la BELLASI F1, ma la macchina non ha percorso neppure un metro di collaudo. Voglio annullare l’iscrizione ma la banda di cocciuti si oppone. «Abbiamo deciso di debuttare in Olanda e in Olanda debutteremo!».
È praticamente finita: Guglielmo in offcina ammira la sua creatura.
Finalmente la macchina è terminata: è mercoledì sera. Venerdì ci saranno le prove ufficiali del Gran Premio d’Olanda a Zandvoort. C’è ancora da fare l’assetto. Vogliamo portare la Formula 1 in un’officina dove c’è un’attrezzatura adatta, ma, in questo momento, il camion non è disponibile.
Attraversare Novara al traino di una BMW smarmittata…
Non ci pensiamo due volte, al traino di una BMW smarmittata dell’amico «Ninetto», il sottoscritto al volante della Formula 1, attraversiamo tutta Novara. Al ritorno è buio pesto. Solo i fari della Giulia Super di Dedo Tanzi m’illuminano la strada. Il giorno dopo parte il camion con posata sopra la più vergine delle F1 che mai fu mandata a correre con Beat Schenker e Renzo Giorla ai quali si era aggiunto all’ultimo momento il giovanissimo Cesare Gariboldi che era tra i frequentatori della nostra officina.
Ninetto Castaldi ed io andiamo a Lugano per congiungerci a Moser e fare insieme la trasferta.
Una volta applicate le scritte degli sponsor sarà pronta a partire.
Avevamo coinvolto Unnus Hendrichs, olandese amico di Slotemacker, che avrebbe funto da PR e da interprete. Con lui, il pilota Moser, il costruttore Bellasi ed il suo amico Ninetto parto sulla mia Alfa 1750 blu per il viaggio dell’utopia.
Zandvoort, Unnus Hendrichs, bardato STP, un bell’aiuto per Silvio.
Appuntamento al circuito di Hockenheim, dove si vorrebbe far percorrere almeno qualche chilometro alla Formula 1; arriviamo all’autodromo ma il camion non c’è ancora (era partito prima) e per di più la pista è occupata dalla Mercedes che prova le sue berline; Silvio va a parlare con il direttore dell’autodromo che gli dice che, quando verso le 18 la Mercedes andrà via, avremmo potuto provare, sempre che il camion con la Formula 1 arrivasse. Passano le ore, telefoniamo alle varie dogane ma del camion non c’è traccia. Si sta facendo buio. Finalmente arriva. Ci dicono che il camion aveva subito un guasto e sono stati fermi in una città tedesca per una riparazione. Dopo un’altra trattativa Silvio ci dice che la direzione ci consente di rimanere dentro l’autodromo ed anche provare la macchina, ma solo sui lunghi rettilinei nella foresta, non davanti alle tribune per evitare che il frastuono del motore si propagasse al vicino abitato provocando sicure proteste. Mi sembra di essere fuori dalla realtà, penso che in Italia non sarebbe stato possibile soprattutto per una questione di responsabilità. È buio pesto, mi metto al volante della 1750 di Aldo con tutti i fari accesi e parto a tutta velocità; Silvio con la Formula 1 parte poco dopo, mi sorpassa a velocità tripla e va fino a che i fari illuminano la strada, e così avanti e indietro. Essere superato su una vettura di serie, di notte, da una Formula 1 e vederla sparire in pochi secondi è un’esperienza surreale. Poi alla fine di questo su e giù Silvio si lascia tentare ed entra in curva alla fine del rettilineo, le luci dell’Alfa illuminano solo diritto e lui si trova di colpo nel buio, va nella sabbia, niente di rotto, carichiamo e ripartiamo.
Gran Premio d’Olanda, Zandvoort, 24 giugno.
I box sono affollati da giornalisti, curiosi e belle ragazze, come sempre per le prove del mondiale di Formula 1. Subito un capannello di tecnici e giornalisti attornia la nostra creatura arancione che se ne sta brava come una fotomodella a farsi ammirare. Sì, perché è una gran bella macchina!
1970 giugno 23 - Gran Premio d’Olanda, Zandvoort - Silvio Moser al paddock intorno alla Bellasi con il suo team, Beat Schenker e Aldo Pessina.
Ed è allora che Guglielmo se ne esce con una delle sue trovate: «Avremmo dovuto mettere una finta leva del cambio pure sulla sinistra dell’abitacolo, sarebbero tutti impazziti per cercare di comprenderne la funzione!».
1970 giugno 23 - Gran Premio d’Olanda, Zandvoort - Beat al lavoro sulla ruota posteriore della Bellasi.
1970 giugno 23 - Gran Premio d’Olanda, Zandvoort - Silvio entra in macchina assistito da Beat e Renzo, è ora di provare.
Iniziano le prove. Silvio sale in macchina – cosa che aveva già fatto la notte sul circuito di Hockenheim – e questa prima mossa non crea problemi. Beat lo sospinge nella corsia dei box. La Bellasi va in moto e il nostro piccolo grande eroe parte per un giro di ricognizione che altro non è che l’effettivo collaudo della macchina alla luce del sole. Ma questo è meglio tenercelo quale nostro esclusivo segreto. Il parabrezza di plexiglas è troppo ridotto e la spinta dell’aria sul casco è così violenta da richiedere un enorme sforzo alle cervicali ed ai muscoli del collo del pilota. Un calcolo veloce e, con l’ingegno che sempre caratterizza i nostri progettisti-meccanici, ecco prolungato il parabrezza di quei pochi centimetri necessari a fargli scorrere l’aria al di sopra del casco. La macchina va molto bene e Silvio stacca un tempo di due secondi e mezzo inferiore a quello ottenuto lo scorso anno con la Brabham che montava il medesimo motore (1969: 1’26”50 - 1970: 1’24”29).
1970 giugno 23 - Gran Premio d’Olanda, Zandvoort - La prima uscita in pista della Bellasi-Ford.
Questo è un segnale impressionante del valore di Guglielmo e Beat che hanno costruito una gran macchina. Purtroppo la qualifica è mancata di un soffio ma abbiamo la consapevolezza di essere sulla buona strada. Se avessimo un motore nuovo potremmo competere con i grandi, ma ci vorrebbero quei soldi che non si trovano… Partiamo subito e non possiamo assistere allo strepitoso debutto di Clay con la Ferrari.
1970 giugno 23 - Gran Premio d’Olanda, Zandvoort - La macchina sta bene in strada.
La strada fino a Lugano è lunga e viaggiamo senza altre soste se non per rifornire e, per forza, alla dogana di Basilea. Dietro i passeggeri stanno stretti e faticano a dormire, Unnus si è inginocchiato e guarda nel buio dal lunotto posteriore. Silvio ed io ci diamo il cambio di quando in quando perché la stanchezza, dopo due intense giornate in pista, si fa sentire e la notte non finisce mai. Fuori Zurigo facciamo benzina. Ora guido io e Silvio si è addormento sul sedile posteriore, stretto fra Unnus e Ninetto.
Un incubo lo sveglia all’improvviso, con un urlo che mi fa sobbalzare salta sulle mie spalle e vuol impugnare il volante per «salvarci» da un pericolo immaginario. Ma che spavento mi ha fatto prendere! Finalmente siamo nella nuova galleria del San Bernardino, all’uscita troveremo l’alba. Improvvisamente Guglielmo si sveglia: «Ragazzi, immaginatevi se ci venisse incontro un’onda gigantesca! Non avremmo scampo...». Solo la sua fervida fantasia poteva immaginare il mare sulle Alpi!
Gran Premio di Francia – Clermont Ferrand, 5 luglio.
Silvio e Aldo sono arrivati in aereo con Jo Siffert da Le Mans, dove stanno guidando per il film di Steve McQueen.
La prima giornata delle prove trascorre alla ricerca della miglior prestazione e la barra stabilizzatrice di 13mm Ø si rivelala soluzione migliore. Abbiamo iniziato questo sabato con la convinzione di poter riuscire a superare l’ostacolo della qualifica. Purtroppo quasi subito Silvio esce di strada perché, conscio di non essere abbastanza veloce, quando sopraggiunge un altro concorrente, si fa da parte, finisce sul lato sporco della pista perdendo il controllo. Fra altri guai si è pure danneggiato il supporto del radiatore. A Zandvoort avevamo constatato che, in frenata, sfregava sull’asfalto ed avremmo dovuto modificarlo. Purtroppo, con il tempo perso a causa del nostro camion, non facemmo in tempo né per fare la modifica, né per procurarcene uno di scorta.
1970 luglio 4 - Gran Premio di Francia Clermont-Ferrand - Silvio Moser in azione durante le prove del GP di Francia.
Oggi abbiamo trovato un prezioso aiuto in Mauro Forghieri, senza il quale forse non saremmo stati in grado di disputare la seconda prova. Il tempo sprecato non ha consentito a Moser di superare i 3’08”10/10 ed è escluso per soli 26/10 superiori al tempo dell’ultimo qualificato. Ha comunque girato più velocemente di sei secondi e cinque decimi rispetto all’anno precedente, confermando così la validità del nostro lavoro.
1970 luglio 4 - GP di Francia - Silvio e il suo team.
1970 luglio 4 - GP di Francia - Silvio e il suo team.
Gran Premio di Germania, Hockenheim, 2 agosto.
La nostra preoccupazione, dopo il promettente risultato francese, è il raggiungimento della velocità necessaria sui lunghi rettilinei di Hockenheim. Qui, senza l’aiuto delle scie, con la nostra potenza è impresa impossibile. In alcune occasioni dello scorso anno, Jo Siffert e Jochen Rindt ci davano una mano facendo da traino. Forse possiamo di nuovo contare sul loro aiuto e anche su quello di Clay. Venerdì mattina proviamo anche senza alettoni ma sappiamo che ci vorrà molta fortuna per riuscire a qualificarci perché, senza alettoni, si perde troppo nelle curve all’interno del Motodrom.
1970 agosto 2 - Paddock di Hockenheim, ecco come conserviamo il carburante!
Briefing fra Renzo Giorla, Aldo Pessina, Silvio Moser e l’amico Ivan Belotti.
Nel pomeriggio, alla «Ostkurve», Silvio ripete il gesto cavalleresco fatto in Francia. Questa curva è veloce e, fuori dalla linea ideale, la pista è molto sporca. Il risultato è l’impatto con il guardrail, tanto più robusto della nostra sospensione posteriore, e così non potremo neppur provare a farci trainare dai nostri amici perché, senza un portamozzo di scorta, tutti gli altri ricambi che abbiamo a nulla servono.
1970 agosto 2 - Hockenheim: …e ci riportano la Bellasi acciaccata…
1970 agosto 2 - Hockenheim: Renzo Giorla e Beat Schenker al lavoro sotto gli occhi attenti di Silvio.
Gran Premio d’Austria, 16 agosto.
Come al solito siamo in ritardo e dobbiamo giungere in pista prima che chiudano la strada d’accesso. Carico la Bellasi sul rimorchio, assicurandola ovviamente con una sola cinghia davanti e dietro, per guadagnare tempo «oramai non sono che due passi!». Sempre, quando si ha fretta, succede l’imprevisto; vado un po’ spedito sulla strada stretta e mi viene incontro un’altra vettura. Questo non è un problema, ma il problema lo creano delle persone che, dal prato, attraversano improvvisamente la strada proprio davanti alla macchina che sta sopraggiungendo il cui conducente frena e sterza verso di me. Non mi resta altro da fare che uscire nel prato, per fortuna deserto. Lo scontro sembra evitato quando, con un gran colpo, si bloccano macchina e rimorchio. L’asse piuttosto basso del rimorchio ha urtato una pietra di confine. All’improvviso stop non ha resistito la cinghia che teneva la vettura che va a sbattere contro la barra di sostegno del rimorchio, spingendo la sua maniglia contro il radiatore. Chi conosce come sia fatto un radiatore può immaginare quale parte abbia avuto la meglio. Tutto il resto è intatto.
1970 agosto 16 - GP d’Austria: Beat, e ora come lo ripari il radiatore?
Con il patatrac del radiatore forato e senza quello di scorta la soddisfazione di poter finalmente partire al terzo tentativo svanisce, annientata dalla sfortuna che ci perseguita. Beat tenta una riparazione di fortuna e mi ricordo dei racconti dei piloti argentini di Turismo de carretera i quali, appiedati nel bel mezzo della pampa da un simile infortunio, raccoglievano certe bacche che masticavano, utilizzandole poi per turare la falla. E allora, via tutti a masticare gomma americana e appiccicarla sul radiatore della Bellasi. Era impellente prendere il via per incassare quel premio che ci avrebbe permesso di pagarci benzina e pedaggi autostradali per il rientro. Detto e fatto, Silvio parte come una spia, supera de Adamich e George Eaton. Poi la temperatura dell’acqua sale, Silvietto alza il piedone nel tentativo di portare la macchina al traguardo ma, al tredicesimo passaggio rientra ai box per evitare una costosissima rottura del motore che proprio non ci possiamo permettere. I box sono posti prima del traguardo, in leggera discesa. Noi che siamo proprio accanto al box Ferrari, assistiamo al tragicomico cambio di ruote a Clay: una sfugge di mano al meccanico che la stava sostituendo, riescono ad acchiapparla per fissarla come si dovrebbe ma Regazzoni perde un sacco di tempo. Nella sua rincorsa staccherà il giro più veloce e giungerà secondo alle spalle di Jacky Ickx, suo compagno di squadra. Il numero 27, questa volta l’hanno dato a Clay!
1970 agosto 16 - GP Austria: Clay Regazzoni (27) parte in testa precedendo la Lotus di Jochen Rindt (6) e l’altra Ferrari di Jacky Ickx (12).
S’intravvede sullo sfondo la Bellasi di Moser.
Anche Jochen Rindt, partito in pole, si deve ritirare al ventunesimo passaggio per il cedimento del motore. Con l’amicizia che lo lega a Silvio, ci propone di succhiare la super dalla sua Lotus che travasiamo senza vergogna nella grossa Maserati Quattro porte che Moser aveva rimediato per la trasferta.
1970 agosto 16 - GP d’Austria: il tesserino di Beat.
St. Ursanne – Les Rangiers, 23 agosto.
Ritornato a Lugano, rimane poco tempo per prepararci all’im-pegno in Svizzera della corsa in salita St. Ursanne – Les Ran-giers. Ritrovato il nostro secondo radiatore, ritirato quello danneggiato in Austria e riparata in breve tempo la nostra vettura, compiuto i soliti controlli, sono pronto per partire per il Giura. Anche nelle corse in salita ci sono le prove che consistono in due salite il sabato, e già nella prima si presenta un problema: il motore perde colpi ad alti regimi. La causa dovrebbe risiedere nell’iniezione o nell’accensione ma non possiamo risolvere il guasto per mancanza di ricambi. Per l’assoluto siamo in competizione con Xavier Perrot che corre con una F2 1600cc., macchina più adatta per questo tipo di corse. Già negli anni passati era un concorrente difficile da battere. Ora, in queste condizioni, vincere sarà ancor più difficile. La Good-Year ci ha fornito due pneumatici posteriori, già usati da Jean Pierre Beltoise con la Matra F1 in una corsa di salita in Francia, con profili d’asciutto e mescola da pioggia. All’anteriore montiamo pneumatici da pioggia perché, quelli speciali prodotti per la Matra non erano più utilizzabili.
1970 agosto 23 - Gara in salita St. Ursanne Les Rangiers.
La corsa si svolge in due manche. Perrot, con un tempo di 1:59:87 si avvicina al record dell’anno scorso stabilito da Silvio con la Brabham BT24 in 1:59:40. Con i guai di motore, a Silvio riesce soltanto un poco promettente 2:00:42 che si rivela ancor più problematico quando Xavier Perrot, nella seconda salita, stacca uno strepitoso 1:59:17. Però Silvio si supera, riesce a stabilire il nuovo record assoluto in 1:58:57 e vince la corsa, un’altra volta più veloce dell’anno prima, con la Brabham. Il risultato finale è 3:59:04 per Perrot rispetto ai 3:58:99 di Silvio Moser. Anche se gli pneumatici di quest’anno hanno apportato un miglioramento, penso che questo sia stato vanificato dai problemi motoristici.
1970 agosto 23 - Gara in salita St. Ursanne Les Rangiers.
1970 agosto 23 - Gara in salita St. Ursanne Les Rangiers.
Gran Premio d’Italia, Monza, 6 settembre.
Monza, due settimane dopo, con la partecipazione dell’assistenza Lucas, troviamo il distributore difettato dell’iniezione. Sostituitolo, iniziano le prove e capiamo subito che siamo in difficoltà.
Senza gli alettoni Silvio non riesce a tenere nessuna scia e i tempi che ottiene girando da solo divergono di poco da quelli che compie frammisto ad altre macchine. Dopo l’incidente di Rindt, Silvio non riesce più a concentrarsi: è testimone da lontano della sua uscita di pista e ne capisce subito la gravità. Si ferma al box e mi manda da Chapman per informarlo della serietà di quell’incidente.
1970 settembre 5 - Monza: Jochen Rind poco prima di affrontare la fatale prova di qualifica (foto Dedo Tanzi).
Scosso com’è, probabilmente non si sarebbe qualificato neppure con l’aiuto di Clay e Siffert. Per noi Monza significa il termine stagione, senza le finanze necessarie e con il rischio di non poter neppure partecipare alle corse, non rimane altro che rinunciare alle corse oltre mare.
1970 settembre 5 - Gran Premio d’Italia, Monza.
1970 settembre 5 - Gran Premio d’Italia, Monza.
La morte di Jochen Rindt ci aveva profondamente turbato. Silvio non aveva più motivazione e un guasto alla sospensione ci aveva messo definitivamente fuori combattimento. Il mesto rientro a casa è la logica conseguenza. Domenica 6 settembre la prima vittoria di Clay in Formula uno ci è trasmessa dalla televisione con un Pablo Foletti emozionatissimo che urla senza posa «Regazzoni, Regazzonii, Regazzoniiii...».
Kerenzerberg, 29 settembre.
«Et la course continue» titola il libro che il belga Paul Frère dedicò alla sua vita di pilota. Infatti, tre settimane dopo, Silvio risponde all’invito degli organizzatori e si presenta alla corsa in salita con la sua Bellasi rimessa in ordine di gara e si toglie la soddisfazione di una vittoria assoluta. In queste gare la classe del pilota sopperisce alla carenza di potenza del vecchio motore e dimostra che il progetto sarebbe stato vincente se confortato da maggiori disponibilità finanziarie.
1970 settembre 29 - Gara in salita Kerenzerberg: il favoloso controllo di Silvio in controsterzo sulla salita che lo vedrà vincitore.
È dal 1967 che, in Svizzera, Silvio Moser corre su invito, percependo un ingaggio. Questa volta siamo alla corsa in salita del Kerenzerberg, nei pressi della strada che da Zurigo porta a Coira. La partenza si trova a Mollis, paese dov’è cresciuta mia madre, e si trova all’entrata della valle che forma il Canton Glarona. Pur non avendo problemi meccanici, anche questa volta nella prima salita Xavier Perrot, con 1:26:51, è più veloce di Silvio che è distaccato di sei decimi. Mi sorprendo nel constatare che su questo percorso funzionano bene gli pneumatici utilizzati a Monza mentre, l’anno scorso a Les Rangiers non era possibile a usarli. Nella seconda salita Silvio, come sempre, è capace di fare la differenza e sale in 1:24:99, mentre a Perrot riesce solo un 1:26:78. Penso che per lui sia deprimente, è un bravissimo pilota di Zurigo assistito da un altrettanto bravo meccanico italiano di nome Angelo Galvani.
1970 settembre 29 - Gara in salita Kerenzerberg: la soddisfazione di essere ancora una grande pilota.
Con la soddisfazione della vittoria assoluta al Kerenzerberg si conclude un anno tribolato e avaro di risultati. L’amarezza di vedere i grandi sacrifici frustrati dalla cronica mancanza dei mezzi finanziari necessari per acquistare un motore nuovo e competitivo è ancora più grande sapendo di aver costruito un’ottima macchina con al volante un grande pilota. Nel parco macchine, l’immagine della prima formula uno svizzera, la Bellasi «svestita», accanto alla prima sport costruita da Peter Sauber, altro svizzero appassionato, dimostra la grande voglia di fare e di saper fare di un paese che, seppur orfano di circuiti da quasi vent’anni, abbia tanta sete di automobilismo sportivo.
1970 settembre 29 - Gara in salita Kerenzerberg: due macchine svizzere al parco chiuso, la Bellasi e la Sauber SP.
La Bellasi e la stagione 1971
Dopo le delusioni di un’annata da dimenticare, Silvio vuole abbandonare la F1 per dedicarsi solo alla F2, ma Beat è coninto delle potenzialità della Bellasi e, quando giunge l’invito dell’Automovil Club argentino a partecipare ad una gara fuori campionato in gennaio, non si può certo rinunciare alla possibilità certa di disputare un intero Gran Premio senza dover affrontare incerte qualifiche.
GP d’Argentina F1, 24 gennaio.
Venerdì 22 gennaio - Autodromo Oscar Alfredo Galvez di Buenos Aires, la Bellasi ha fatto tanti capricci e ne farà ancora nei prossimi giorni, da scriverci un libro intero. Nessun tempo per la rottura di un ingranaggio del cambio, lo Hewland FG400 che non abbiamo di scorta e che nessun team può darci perché ne dispone solo la Matra di Chris Amon. Loro, nonostante l’amicizia, non possono certo prestarci l’unico pezzo di scorta che hanno.
1971 - GP d’Argentina, la Bellasi al muretto.
1971 - GP d’Argentina, la Bellasi al muretto.
Si profila una vera e propria disfatta: non corri? Niente ingaggio e, per di più una figura miserevole, ma Silvio ha ancora tanti ammiratori in Argentina e giunge nel box Pepe Sáenz, proprietario di una fonderia, che si offre di costruire il pezzo. Una fonderia, non un’officina meccanica di precisione! La disperazione è tale che, oltre ogni ragionevole scetticismo, partiamo in quarta per lo stabilimento, parliamo con i suoi tecnici e, senza molte speranze, li lasciamo a quest’opera di estrema precisione.
1971 - GP d’Argentina, il nostro box, luogo di frenetico lavoro.
Sabato 23 gennaio - è mattina, dopo una notte di lavoro, Sáenz arriva tutto felice con l’ingranaggio che sembra proprio un pezzo vero. Beat lo monta e funziona! Quanto le dobbiamo? «Nulla, è stato un piacere e se dovessi farmi pagare …». C’eravamo accorti dell’interesse di Sáenz per il radiatore dell’olio della Bellasi e lo convinciamo ad accettarne uno che avevamo di scorta. Abbiamo così potuto sdebitarci in modo elegante, senza offendere la sensibilità del nostro salvatore. Piove a tratti ma, con il caldo che fa, la pista si asciuga subito così che la potenza delle macchine determina lo schieramento. Silvio, che non può compensare il divario di motore con la sua maestria di guida, fa il decimo tempo in prova beccandosi tre secondi da Stommelen. È ultimo delle formula uno, davanti alle Formula A chiamate a rimpinguare lo schieramento, ma siamo felici e domani si correrà! Un nostro sponsor locale, grande ammiratore di Silvio dai tempi gloriosi del ‘64, ha chiesto il permesso di far decorare la Bellasi ed il suo pittore ha tracciato a mano libera una serie infinita di linee bianche e azzurre parallele che replicano le forme della carrozzeria. Un po’ kitsch ma di una precisione incredibile.
1971 - GP d’Argentina, l’artista della Ferro China Bisleri all’opera decorando la Bellasi.
Domenica 24 gennaio - la gara si corre in due batterie ed è un supplizio senza fine.
La prima batteria, vinta da Stommelen, vede Silvio classificarsi undicesimo perché, a sette giri dal termine, deve rientrare al box con la pompa meccanica grippata e la cinghia che la aziona rotta di conseguenza. E sì che Silvio, constatato l’improvviso calo di pressione, aveva cercato di continuare usando la pompa elettrica che normalmente serve per avviare il motore, ma la sua ridotta potenza non dava la necessaria pressione ad alimentare l’iniezione agli alti giri.
1971 - GP d’Argentina, Beat, la Bellasi e Silvio schierati pur sapendo di non poter partire…
E qui inizia un frenetico lavoro per Beat che compie quasi un miracolo. Il tempo fra una serie e l’altra è limitato: per sostituire la cinghia della pompa bisogna prima svuotare parzialmente i serbatoi dalla benzina, poi smontare filtro e pompa dell’olio, pompa dell’acqua di sinistra e, infine, sostituire quella maledetta pompa che si era grippata... quasi un miracolo perché, quando ancora servivano cinque minuti per ultimare questa incredibile riparazione, dobbiamo schierare la macchina per la seconda serie. È obbligatorio rispettare l’impegno ma, ovviamente, la Bellasi non può partire perché il lavoro non è finito. Pronti, via! Silvio, fermo, con il braccio alzato ad indicare l’impossibilità di partire.
La riportiamo al box, Beat in un attimo termina ma si deve ancora rifare il pieno di benzina! Per misure di sicurezza è vietato il rifornimento al box… e il nostro pilota deve ripartire per poi fermarsi, dopo alcuni giri, quando Beat raggiunge di corsa il posto di rifornimento distante un centinaio di metri. Pieno fatto. Su la carrozzeria e finalmente parte ma ormai il distacco è incolmabile!
1971 - GP d’Argentina, Silvio Moser alla guida della Bellasi.
La seconda batteria è vinta da Amon ma per noi va tutto di male in peggio. La macchina prende subito fuoco: durante i concitati momenti dei lavori qualche goccia d’olio era colata sugli scarichi. Dal box la vediamo sconsolati, ferma sulla collinetta retrostante. Silvio scende, constata che l’incendio si è spento da solo: nessun danno e riparte ma deve fermarsi ancora al box per farsi allacciare le cinture di sicurezza. Finalmente riparte e termina la gara con un avvilente distacco. Però, con una squadra composta di un meccanico, un pilota, un assicuratore e un bancario quali aiutanti non ci siamo arresi ed abbiamo onorato l’impegno La classifica della corsa è data dalla somma dei tempi delle due serie e, beneficiando dell’uscita di strada di Stommelen nel tentativo di superare un brillante Seppi Siffert, Amon su Matra MS 120, vince davanti a Henri Pescarolo (March 701) e, per la gioia degli argentini, a Lole Reutemann, debuttante in Formula 1 con la McLaren M7C. La sera siamo tutti a cena invitati da Chris Amon che festeggia la vittoria. Per noi è la conclusione di una settimana tribolata ogni dire. Ci diamo appuntamento in molti a Bogotà per le gare di F2.
1971 - GP d’Argentina, Beat, la Bellasi e Silvio schierati per la seconda batteria.
Gran Premio d'Italia, circuito di Monza, 5 settembre.
Dopo la bella esperienza di Guidi a Oberhallau otteniamo un invito nel Canton Giura alla corsa in salita di St. Ursanne –Les Rangiers cha ha luogo il 22 agosto. Qui però il motore inizia a fare capricci e funziona a fasi alterne costringendoci a rinunciare alla partenza. Altro triste rientro a casa perché non riusciamo a capirne il motivo.
1971 - GP d’Italia, la Bellasi al circuito di Monza.
Consulto tra Guglielmo Bellasi, Beat Schenker e Alberto Redaelli della Carburatori Weber di Como.
E così, all’inizio di settembre, ci ritroviamo con la Bellasi a Monza per il Gran Premio d’Italia di F1. La vettura è sostanzialmente uguale all’anno scorso se non per il nuovo distributore dell’iniezione. I tecnici della Lucas, che l’hanno individuato quale causa del malfunzionamento a St. Ursanne, lo sostituiscono durante le prove ufficiali. Come in tante altre occasioni sfruttiamo la gratuità delle altre assistenze presenti e ne approfittiamo per fare eseguire dall’Armstrong una revisione degli ammortizzatori.
Silvio Moser in azione, all'inseguimento di Andrea de Adamich su March 711 Alfa Romeo.
Nel 1970 il miglior tempo in prova di Silvio era stato di un 1’ 28” e 61/10, oggi, con la modifica delle sospensioni si è permesso di scendere a 1’ 26” e 54/10, migliorandosi di oltre due secondi. Un tempo che lo scorso anno avrebbe assicurato la qualifica! Ahinoi proprio questa miglioria è causa del nostro ritiro durante la corsa. Infatti, al termine del sesto giro, Silvio arriva lentamente al box con la macchina sghemba nel posteriore. Si era sfilata l’asta di un ammortizzatore nel quale si erano dimenticati di fissare il perno di sicurezza... E questa è la fine delle corse per la nostra Bellasi.
1971 - GP d'Italia, la Bellasi F1 al muretto dei box.
1971 - GP d'Italia, partenza per l’ultima uscita in prova prima del definitivo ritiro dalle corse della Bellasi F1.
Restauro della Bellasi Cosworth 70-1 F1
A cura di Beat Schenker.
A una delle ultime «esposauto» fu possibile mostrare la Bellasi F1 trovata nel museo di Donington e acquistata da Rosy Moser, moglie di Silvio. Beat diede gelosamente inizio ad un lungo e minuzioso restauro, rifiutandosi di accendere il motore forse per non interrompere l’incantesimo della memoria nel quale si era rifugiato.
La Bellasi Cosworth 70-1 F1 esposta presso lo spazio Silvio Moser.
Ora l'auto restaurata è esposta presso l'EXPO SILVIO MOSER a Lugano.
Per maggiori info sulla Bellasi Cosworth 70-1 F1 potete visitare le pagine realizzate da Beat:
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