Estratto da l’Eco dello sport del 1974
di Gian Paolo Foletti
Ad inizio 1961 Silvio Moser perfezionò l’accordo con Ivo Badaracco per l’acquisto della Jaguar XK 120 C. Si trattava di una vecchia e superata macchina da corsa con la quale Badaracco aveva gareggiato con successo, tanto che al Bremgarten era riuscito a cogliere il successo pieno. Considerata come automobile per la categoria «corsa», Moser avrebbe potuto apportarle le modifiche desiderate, ma si sarebbe dovuto affrontare un problema macroscopico rappresentato dal costo di tale operazione. Moser si accontentò quindi della macchina così com’era e, deciso a farsi le ossa con quel bolide tutto motore, si iscrisse al corso di pilotaggio di Montlhéry vicino a Parigi della durata di tre giorni. Si trattava del corso più prestigioso e completo in tutta Europa organizzato dall’ACS in collaborazione con il SAR svizzero al quale partecipavano circa duecento allievi piloti e «gentleman driver».
1961, lista partecipanti al corso di pilotaggio a Montlhéry.
Fummo in molti a prepararci alla trasferta parigina: oltre a Silvio, Tommy Spychiger, Piero Galfetti, Aristide Quadri, Giorgio Bobone e Philip Günther. Gli istruttori di quel corso erano, oltre al nostro Tommy Spychiger, Edgar Barth, Karl Foitek, Paul Frère, Walter Lambert, Heinz Meier, Hubert Pattey, Hans Stanek, Hans Stuck e Piero Taruffi. Piloti famosi, alcuni dei quali ormai già deceduti, che rappresentavano il fior fiore dei maestri di guida d’allora.
Partimmo animati da una vera e propria febbre sportiva, ignari di cosa potesse rappresentare un corso di pilotaggio e – lo confesso – credendo che probabilmente si trattasse unicamente di una semplice passeggiata per gente che non sapesse «schiacciare l’acceleratore». A vent’anni si crede di saper guidare, di es-sere infallibili.
La trasferta di per se stessa era già stata un’avventura eccezio-nale. Ognuno con la propria macchina, in fila indiana fino a Basilea. Ma prima della frontiera Moser aveva già alzato bandiera bianca. La sua Jaguar denunciava difetti di carburazione e tossiva paurosamente. E quanto beveva quella macchina, accidenti! Fatto sta che noi proseguiamo verso Parigi e Moser ci avrebbe raggiunto strada facendo. Infatti, preceduto da un boato assordante da «Mille Miglia» ci raggiunse a un centinaio di chilometri dalla capitale francese, in un «bistrot» di camionisti sul ciglio della strada.
1961, corso di pilotaggio a Montlhéry – Paul Frère – pilota e istruttore.
Di lì partimmo di nuovo tutti verso la capitale in cerca dell’albergo situato nei pressi della stazione centrale. Ma non avevamo fatto i conti con il caotico traffico del centro, con le colonne di macchine ferme, con gli inevitabili imbottigliamenti. A un certo punto, nel bel mezzo di Parigi, Silvio mi si affianca dicendomi d’andar più forte perché la temperatura della sua Jaguar era salita paurosamente. Quanti gradi – chiedo a Silvio: «Mi sa mia. Manometro già fai dü gir». Diceva che il manometro aveva già superato di due volte il massimo. Ci fermammo. Silvio aprì prudentemente il tappo dando vita ad un getto d’acqua bollente alto una decina di metri che ricadde sul pubblico (imprudente) dei curiosi.
La sua Jaguar non aveva la ventola e non esistevano ancora a quel tempo le apparecchiature d’oggi che inseriscono automaticamente la ventola a una ben precisa temperatura.
Fu un’esperienza, tutto sommato, molto divertente. La mattina ci si svegliava di buon ora per raggiungere il circuito di Montlhéry e si rientrava la sera, abbastanza stanchi. Già al termine della prima giornata alcuni istruttori erano entusiasti di Moser, tanto che si passavano la parola e quasi tutti questi istruttori si assentavano per osservarlo arrancare sulle strette curve del circuito. Fra i più bravi sui tratti misti, il migliore nella frenata e persino il più veloce nello slalom. Il che era tutto dire, con quella macchina…
Al termine del corso Silvio era visibilmente soddisfatto per il risultato ottenuto e per aver avuto la possibilità di conoscere meglio quella macchina del tutto particolare. Gli istruttori l’avevano dichiarato «miglior allievo in assoluto» del corso di pilotaggio.